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I Film di Oggi nelle Sale di Cantierecinema


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L’Assessorato alla cultura del Comune di Castiglione del Lago e la Coop. Lagodarte si fanno promotori dell’iniziativa UN PAESE, UNA STORIA, UNA FESTA. Il programma si propone di mobilitare la partecipazione dei cittadini e delle Associazioni intorno ad una serie di appuntamenti di intrattenimento ma anche di approfondimento sulle radici storiche e culturali della comunità castiglionese.

“La storia, le tradizioni, i beni culturali rappresentano uno strumento fondamentale per lo sviluppo economico e sociale di una comunità. Coscienti di questo elemento” recita una nota diffusa dai promotori” “e della esigenza di unire gli sforzi dei cittadini, delle associazioni e delle imprese  attorno ad un progetto  di valorizzazione del territorio abbiamo ritenuto opportuno proporre una  prima iniziativa che consenta alla gente del nostro comune  di riscoprire e conoscere le proprie ricchezze e di avviare una riflessione per una progettualità condivisa”.

 

 

 

Programma iniziativa

 

COMUNE DI CASTIGLIONE DEL LAGO   

Assessorato alla Cultura

 

in collaborazione con

 

LAGODARTE soc. coop.                                                              

 

promuove

 

CASTIGLIONE DEL LAGO: UN PAESE, UNA STORIA, UNA FESTA

 

 Programma

 

Sabato 11 marzo ore 16.30 - Cinema Cesare Caporali

 

Proiezione del film - ingresso libero

 

E RIDENDO L’UCCISE

di Florestano Vancini

 

A seguire

IL RINASCIMENTO E LA VITA DI CORTE

Dagli estensi ai Della Corgna

Comunicazione del Dottor. Walter Pagnotta

 

 

Domenica 20 marzo dalle ore 15.30 in poi - Palazzo della Corgna

 

In occasione della

RIAPERTURA STAGIONALE DEL PERCORSO MUSEALE

 

ALLA CORTE DI ASCANIO DELLA CORGNA

Visite Guidate Teatrali con la partecipazione di Trasimenoteatro

 

1° visita - ore 15.30

2° visita - ore 16.30

3° visita - ore 17.30

 

Le visite sono gratuite fino ad esaurimento posti (max 40 partecipanti a visita)

E’ gradita la prenotazione (Ufficio Cultura 075 9658229 - Coop.Lagodarte 075 953654 - e-mail info@lagodarte.com

 

Giovedì 30 marzo - ore 21.00 - Cinema Cesare Caporali

 

LA COMUNITA’ E LA FESTA

Il ruolo della festa per la costruzione dell’identità di una comunità

Comunicazione del prof. GIANCARLO BARONTI

Docente di  Storia della Tradizione Popolare dell’Università di Perugia

 

FESTE PER CASTIGLIONE DEL LAGO: iniziative da valorizzare e nuove proposte  ispirate alle tradizioni ed alla storia del territorio

 

 

 

SCHEDA FILM

 

 

E Ridendo l'Uccise   

Regia di Florestano Vancini. Con Manlio Dovì, Sabrina Colle, Ruben Sigillo, Marianna De Micheli.

Commedia , colore, 100 min.

 

Recensione

 

di Paolo D'Agostini (La Repubblica)

 

Erano anni che Florestano Vancini non girava un film. Più o meno da quando aveva preso dalle mani del primo regista Damiano Damiani le redini di La piovra, al secondo episodio e prima che la serie ideata da Ennio De Concini diventasse la popolare saga televisiva che sappiamo. Ferrarese come Antonioni, Vancini appartiene alla generazione di esordienti che fa irruzione nel cinema italiano degli anni d'oro attorno al '60. Il bellissimo La lunga notte del '43 è il suo biglietto da visita, Le stagioni del nostro amore è un formidabile spaccato sui sogni infranti dei quarantenni di metà anni 60, Bronte e Il delitto Matteotti sono due grandi successi quando il cinema italiano si politicizza al massimo. Questo è anche un ritorno alle sue radici.

Un sapiente amalgama di base documentata e fantasia (copione scritto con Massimo Felisatti) ci porta nella Ferrara di inizio '500, alla corte Estense. La morte del duca Ercole I apre la strada alle faide tra i quattro figli: da una parte Alfonso erede al trono e marito di Lucrezia Borgia con il cardinale Ippolito, dall'altra Giulio e Ferrante rimasti in ombra. Personaggi storici e non li circondano, per esempio Ludovico Ariosto. Ma, se all'apparenza la trama principale è quella della congiura, il protagonista vero è un personaggio d'invenzione ma nato da mille riscontri. Moschino, il buffone di corte pronto a cambiare padrone e ad abbassare la testa in cambio dei favori del signore di turno, o della semplice sopravvivenza, intelligenza sottile finalizzata a restare a galla perché esposta a ogni capriccio.

Intorno a lui si muovono tante figurette, quelle cui il film è realmente interessato, espulse dalla storia che abbiamo studiato. Il popolo miserabile, la cui vita non vale niente, pronto a tutto per salvare la pagnotta e la vita. In definitiva il film (il cui titolo E ridendo l'uccise è estratto dal brano di un documento e si riferisce proprio ai patimenti e alle disavventure di un buffone) si risolve in un saggio - per niente pedante - sui prodromi di una lotta di classe che troverà i suoi strumenti e le sue espressioni molti secoli più tardi.

Coadiuvato da collaboratori di pregio (fotografia di Maurizio Calvesi, musica di Morricone, scenografia e costumi di Burchiellaro e Lia Morandini) il regista ci restituisce una ricostruzione d'ambiente non sfarzosa ma ricercata esprimendo la volontà di rispondere, da intellettuale oltre che da artista, a un bisogno. Rianimare lo scenario di un paese-museo che il mondo ci ammira e il nostro cinema non valorizza abbastanza per farne spettacolo: intelligente, colto, raffinato, come questo è, ma spettacolo.

 

Da La Repubblica, 15 aprile 2005

 

 Intervista

 

IL MIO RINASCIMENTO, TRA LA CORTE E LA PIAZZA

Florestano Vancini / regista

Mercoledì 8 Ottobre 2003

[ Miriam Tola ]

 

Florestano Vancini, che oggi ha 78 anni, ha inseguito per vent'anni …e ridendo l’uccise. Il progetto, la messa in scena di una faida interna alla Corte Estense nella Ferrara di inizio ‘500, è stato bocciato per ben 2 volte dalla Commissione consultiva per il Cinema che riconosce le pellicole di interesse culturale nazionale. Alla fine degli anni '90 sembrava destinato al fallimento ma l’incontro tra il regista, pronto ad abbandonare il cinema, e i produttori Renata Rainieri e Ugo Tucci l’ha rilanciato.

 Nell’aprile 2002 è arrivato l’ok della Commissione e le riprese sono cominciate 7 settimane fa tra Belgrado, dove è stata ricostruita la Ferrara rinascimentale e Tivoli, a Villa D’Este. Qui, tra pareti affrescate e giardini zampillanti di fontane, si set si è aperto alla stampa. Lo popolava un cast di giovani attori, molti provenienti dal teatro: Sabrina Colle, Ruben Sigillo, Marianna De Micheli, Giorgio Lupano, Carlo Caprioli, Vincenzo Bocciarelli, Fausto Russo Alesi. Protagonista, nei panni del giullare di corte, è Manlio Dovì. Ennio Morricone firma le musiche, Lia Morandini i costumi ispirati alla pittura dell’epoca e dai quadri del Guercino, tra i primi artisti a rappresentare il popolo.

Il film, realizzato con un budget di oltre 4 milioni di euro, sarà pronto a febbraio. L’uscita è prevista per la prossima primavera.

 

Vancini, perché tante difficoltà nella realizzazione di questo progetto?

Ho iniziato a far circolare il primo soggetto di 40/50 pagine molti anni fa. I produttori erano diffidenti verso il film storico. ‘Sono troppo costosi e poco amati dal pubblico’ dicevano. Ma quel che più mi ha amareggiato sono state le motivazioni della Commissione che ha negato l’interesse culturale nazionale al film. Le ho trovate offensive e stupide. Eppure il cuore del film è il Rinascimento, un miracolo prodotto dall’Italia a cavallo tra ‘400 e ‘500, un patrimonio con cui conviviamo tuttora ma da cui il cinema italiano ha attinto poco. Ermanno Olmi lo ha fatto con Il mestiere delle armi, un film che mi ha sedotto per il suo rigore.

 

Chi sono i protagonisti di “…e ridendo l’uccise?”

 Sono i quattro fratelli d’Este, in guerra per la conquista del potere. Due personaggi femminili opposti: Lucrezia Borgia, sposa del primogenito Alfonso, Duca D’Este, e Martina, una prostituta che affronta un percorso di trasformazione. A corte vive anche Ludovico Ariosto, allora appena trentenne. Poi c’è Moschino, il giullare, un personaggio inventato attraverso il quale racconto la quotidianità del popolo. Al centro della pellicola c’è la doppia faccia del Rinascimento: quella dei palazzi e quella delle strade.

 

Ci racconti il lavoro sulle scenografie.

Abbiamo girato gli interni a Villa D’Este, fatta costruire da Ippolito II, figlio di Alfonso D’Este e Lucrezia Borgia. Per le riprese in esterno invece abbiamo ricostruito negli studi di Belgrado la Ferrara del Rinascimento. A Ferrara, la mia città, le tracce del passato sono mescolate al presente. Del Palazzo Ducale rimane solo il cortine trasformato in una piazza. Così lo abbiamo riprodotto anche grazie agli effetti digitali.

 

Da dove viene il titolo?

Dai versi di Antonio Cammelli, detto il Pistoia, un poeta minore che viveva ai margini delle corti di Ferrara e Mantova. Ha scritto circa 300 sonetti: satira graffiante contro il potere e tanti episodi della vita quotidiana. Nell’immensa bibliografia da cui ho attinto ci sono anche le Satire di Ariosto, scritti venati da forti segni di insofferenza verso la vita da cortigiano.

 

 

 

 

 

 

 


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